Le origini de Natale by Toni Spagone

Il Natale, nella tradizione, si festeggia il 25 dicembre e come tutti sanno ricorda la nascita di Gesù a Betlemme. “E quando furono là [a Betlemme], giunse per lei [Maria] il momento di partorire, ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nella stanza” (cfr.Lc2,67) 

Il 25 dicembre, prima di diventare data importante per la nascita di Gesù, era già festeggiato da popoli, culture e religioni diverse tra loro, che avevano come attività lavorativa predominante l’agricoltura. In completa sintonia con il corso del sole, temevano che questo non riuscisse più ad avere la forza di rinascere durante l’inverno; da qui la nascita di riti propiziatori e festeggiamenti per aiutare il sole nel momento di minor forza.  

Nel giorno corrispondente al nostro 25 dicembre i Babilonesi nel 3000 a.C. festeggiavano Shamash, il dio Sole. Molti popoli di tradizione millenaria, facevano mutare i nomi dei loro dei nel corso degli anni, infatti Shamash, rappresentato con un disco solare, come dio comparve dopo il culto della Regina del Cielo (Isthar) e di suo figlio Tammuz, il dio creduto la reincarnazione del Sole.

La nascita del dio avveniva proprio durante il solstizio d’inverno e a Babilonia il dio Sole Tammuz in veste di bambino, con il nome di Yule, veniva festeggiato il 25 dicembre.


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Il codice di Hammurabi raccolta di leggi, risalente al XVIII secolo a.C. 


La tomba di Maeshowe, situata nelle Orcadi continentali al largo della costa settentrionale della Scozia, è uno dei monumenti neolitici più affascinanti dell’Europa. Costruita nel 2800 a.C è un tumulo erboso dalla cima piatta e misura circa 35 metri diametro e 7metri di altezza. La tomba si trova su una piattaforma circolare racchiusa all’interno di un ovale, rock-fossa tagliata. All’interno del tumulo c’è una grande camera centrale, di circa 4,5 metri quadrati, tre camere laterali e un passaggio d’ingresso lungo circa 11 metri. Le camere all’interno della tomba sono state costruite con estrema abilità, con grandi pietre perfettamente incastrate tra loro senza l’uso di malta. I raggi del sole al tramonto, durante il solstizio risplendono all’interno, passando dall’ingresso e arrivano attraversando il lungo corridoio a illuminare la parete in fondo alla camera centrale.

Anche qui avvenivano rituali e festeggiamenti il 25 dicembre.

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La tomba di Maeshowe ingresso



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La tomba di Maeshowe interno

Nell’antica Roma il 25 dicembre del calendario giuliano, corrispondente al 21 o 22 dicembre del calendario gregoriano che usiamo attualmente, i Romani celebravano la festa del Natalis Solis Invicti, associata alla rinascita di Apollo (e del Sole) dopo il periodo più oscuro dell’anno.

Con l’intenzione di convertire i rituali romani pagani al Cristanesimo negli anni 320 - 353, durante il pontificato di Giulio I, il papa decise di stabilire che il 25 dicembre fosse la data di nascita di Cristo. Così i festeggiamenti prima chiamati “ Natalis solis” divennero “ Natalis Christi”. Un secolo dopo fu riconfermata da Papa Leone Magno e nel 529 l’imperatore Giustiniano la fece diventare ufficialmente fesività dell’impero.

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Disco in argento di manifattura romana raffigurante il Sol Invictus ( Sole mai sconfitto)


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Mithra, il dio della luce

Come il Sole che rinasce, come la Luce che torna ad arricchire le ore invernali, il Cristianesimo con l’entità superiore e divina che si fa uomo attraverso il parto di una giovane donna è una vicenda straordinaria che ha cambiato l’umanità. Il racconto di una famiglia speciale si trasforma metaforicamente in una rivincita di chi è fuori dalla storia, di chi trova nella nascita di un bambino che simbolicamente è figlio del mondo una sua personale spinta nel piantare un seme nel terreno incolto dell’avvenire.


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Taddeo di Bartolo - Cristo che regge la corona