Yoga Serenità e salute by Toni Spagone

La parola Yoga deriva dalla radice sanscrita Yui, che rappresenta l’essere unico e l’unicità e che tradotta significa “unire”.

Ma che cosa mira a unire lo Yoga inteso non come attività fisica ma percorso spirituale?

La descrizione deriva dagli antichi testi dove per unione si intende quella della coscienza individuale con la coscienza universale. Questo per molti anni non è stato inteso e lo Yoga è stato praticato dai più rivolto al fisico con intenti di dimagrimento o praticato semplicemente per moda. Solo oggi c’è un ritorno all’eredità spirituale millenaria che lo Yoga ci regala.

Seguendo questi concetti di spiritualità come obiettivo supremo di un percorso dentro sè, il nostro corpo ne trarrà vantaggio sia in termini fisici che morali e spirituali.

Grazie a pose (asana) e a un controllo del respiro (pranayama), lo Yoga agisce su ogni aspetto della persona: fisico, mentale, emozionale, psichico e spirituale. I grandi maestri ci hanno insegnato che lo Yoga è la “Scienza del giusto vivere” e per questo dovrebbe essere inserito nella nostra vita quotidiana.

In pratica lo Yoga diventa un mezzo per equilibrare e armonizzare il corpo, la mente e le emozioni. Corpo, mente e spirito, lavorando all’unisono, sono in grado di favorire il perfetto coordinamento di tutte le funzioni organiche mantenendo il nostro corpo in uno stato di salute ottimale.

Il benessere viene perseguito grazie alla pratica di asana (posizioni), pranayama (controllo del respiro), mudra (controllo energetico), bandha (chiusure energetiche), shatkarma (tecniche di purificazione) e la meditazione.

Grazie al respiro e al lavoro del corpo si armonizzano il pensiero, la parola e l’azione.

Si raggiunge un equilibrio sul sistema nervoso ed endocrino rafforzando il fisico e la mente per arrivare a uno stato di purificazione. Con le asana si rafforza il fisico, mentre le tecniche di rilassamento apportano riposo, pace e serenità. Lo Yoga inoltre aiuta a contrastare il malessere sociale, in quanto praticandolo si arriva alla conoscenza entrando in contatto con il vero sè. Vivendo il presente e giungendo alla consapevolezza di sè si riuscirà a comprendere gli altri, abbracciando un modo di vivere che coinvolge sia la realtà interiore che quella esteriore.

Ogni volta che si inizia una sessione di Yoga, gli occhi si chiudono, si inizia a respirare e il mondo si ferma. Per tutta la durata della pratica, attraverso le posizioni e il respiro, il corpo si unisce all’anima e alla mente diventando tutt’uno con l’universo.

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Vrksasana ( Posizione dell’albero)

L’Ashtanga yoga, nato in India, rappresenta la perfetta fusione tra movimento dinamico e intenso e una ricerca filosofica che porta al conoscimento di sé.

Letteralmente Ashtanga significa gli otto passi e chi lo pratica deve seguire:

          •     Yama è la condotta nella vita sociale, ovvero le azioni che si compiono nei       confronti degli altri;

•     Niyama è quella individuale che si esprime attraverso le azioni verso se stessi;

•     Asana identifica la postura;

•     Pranayama, il controllo del respiro;

•     Pratyahara, la pace dei sensi;

•     Dharana, la concentrazione profonda;

•     Dhyana, la meditazione;

•     Samadhi, il risveglio e l’autocoscienza, ovvero il fine ultimo dello yoga stesso.

L’ Ashtanga Yoga prevede che vengano eseguite 6 serie di posizioni, divise con un ordine ben preciso dalle più semplici alle più complicate: prima serie, seconda serie, serie avanzata A, serie avanzata B, serie avanzata C e serie avanzata D.

La prima serie è chiamata Yoga Chikitsa (Yoga terapia) e include 75 asana. Quelle d’esordio sono due saluti al sole, seguite da posizioni in piedi, sedute, piegamenti all’indietro, asana invertite e rilassamento finale con la posizione del cadavere. Questa serie è utile per migliorare il corpo, la postura e sciogliere le articolazioni.

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Bhujangasana (Posizione del cobra)

La seconda serie è chiamata Nadi Shodhana e serve per fortificare i canali dove scorre il prana, ovvero la forza vitale di tutto il corpo. Nonostante preveda posizioni diverse, la sequenza è simile alla prima.


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Ardha Padmasana (Posizione del mezzo loto)


Per riuscire a eseguire le serie avanzate si deve giungere a un livello di allenamento e preparazione elevato perché richiedono forza e flessibilità, cosa raggiungibile dopo molti anni di pratica costante.


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Eka Pada Koundinyasana


Tutte prevedono una respirazione sincronizzata con il movimento del corpo.

Dalle caratteristiche moderne e dinamiche, il Vinyasa Yoga Flow è una pratica che mescola e reinterpreta i movimenti di altri due stili: l’Ashtanga e lo Iyengar.

La parola “Vinyasa” ha origine sancrita. In particolare, “vi” significa “in modo speciale”, mentre “nyasa” corrisponde a “posizionare”. Da qui le si attribuisce il significato di “fare qualcosa in modo speciale”. Altra parola che caratterizza questo stile è “flow” che significa “fluire o scorrere” ed è riferita al passaggio tra le posizioni. Ciò che lo differenzia dagli altri stili è la fluidità che scorre nell’eseguire in continuità il passaggio da un’asana all’altro e una maggiore forza muscolare che richiede la sua pratica. Inoltre un punto cardine è il respiro che dovrà essere controllato in modo da essere d’aiuto per ogni cambio di posizione.

La fluidità dei movimenti, la lentezza e l’eleganza rendono la pratica dello Vinyasa Yoga simile a una piacevole danza.

Questo stile di Yoga, a differenza di altri non è adatto a tutti, proprio per la forza fisica che serve per mettere in pratica la sequenza dei vari asana. È sconsigliato alle donne in stato di gravidanza, agli anziani e a chiunque non abbia un allenamento adeguato.

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Adho Muka Svanasana (Posizione del cane a testa in giù)


 

L’Hata Yoga  ha origini antichissime ed era praticato inizialmente solo dalle scuole iniziatiche del Tibet e dell’India. La parola divisa in “Ha” che significa sole, vuole intendere il nostro sole interno, l’anima e “tha” che significa Luna, la nostra coscienza. Quindi l’Hata Yoga ha lo scopo di unire anima e mente, un tutt’uno in relazione con l’universo. L’Hata Yoga è anche conosciuto come lo Yoga della forza. Il canale centrale dove avviene la loro unione e lungo il quale l’energia della Kundalini-Shakti può risalire è la cosiddetta Sushumna. Ricondurre in armonia queste due polarità, riequilibrare le opposte energie Yin e Yang che animano ogni cosa, trascendere la dualità è dunque parte dello scopo dell’Hatha yoga. Insieme a Kundalini, Laya e Mantra Yoga tutte dalle origini antichissime, l’Hata Yoga risale a una branca del tantrismo, secondo cui il mondo è un campo infinito di energie sovrannaturali e ogni cosa è animata da loro, non esistendo separazione tra Principio Universale e ogni essere presente nell’Universo. L’Hatha Yoga si basa principalmente sull’esecuzione di posizioni (asana) e tecniche di respiro (pranayama) e per questo motivo lo si considera il capostipite di tutti gli stili di yoga più moderni, in cui l’aspetto fisico occupa gran parte della pratica.


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Eka Pada Rajakapotasana (Posizione del piccione reale)



Lo yoga è sempre il fine e il mezzo per raggiungere lo stato di beatitudine, il Samadhi. In senso stretto e per raggiungere questo l’Hatha Yoga si compone di sette parti:

satkarman, i sei atti purificatori (dhauti, vasti, neti, trataka, nauli e kapalabhati);

asana, posizioni, spesso accompagnate dall’utilizzo dei bandha ( termine spe- cifico dello Yoga che significa “chiudere”, o anche “afferrare”, “prendere”.

Esprime l’azione del fissaggio posturale eseguito contemporaneamente sia a livello fisiologico sia a livello delle energie interiori localizzate nei chakra, i centri vitali secondo lo Yoga);

mudra, gesti;

pratyahara, ritiro dei sensi dagli oggetti esterni;

pranayama, controllo del respiro e del flusso di energia;

dhyana, concentrazione e meditazione su un punto;

samadhi, stato di unione, in cui vengono meno le differenze fra colui che pen- sa, l’oggetto del pensiero e il pensiero stesso.

Nell’Hatha Yoga Pradipika sono descritte quindici posture fisiche, che ne comprendono otto sedute (fra cui svastikasana, siddhasana, virasana e padmasana) e una di rilassamento (savasana).

 A queste vengono affiancate una serie di tecniche di respirazione o, per meglio dire, di controllo dei livelli di energia (prana) all’interno del corpo, perché si riconosce la stretta connessione tra corpo fisico e corpo energetico. L’influenza reciproca di questi due aspetti hanno un’ importanza determinante sulla pratica.

Per garantire l’equilibrio e l’armonia fra le polarità è necessario uno sforzo tanto fisico quanto mentale, che possa gradualmente condurre alla libertà.


Per finire, lo Yoga praticato costantemente ritengo sia un ottimo compagno e mezzo per poter raggiungere uno stato di equilibrio, interiore, mentale e fisico, donando una forza straordinaria per guardare sotto la giusta prospettiva ogni momento e situazione che ci offre la vita.





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